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Nel cuore dei Castelli di Jesi, Pievalta si estende per 40 ettari coltivati tra Verdicchio e Montepulciano in agricoltura biologica e biodinamica. Un territorio, quello dell’Esino, dove la cultura vitivinicola mista a quella storica, artistica e gastronomica profuma un po’ di mare e un po’ di collina. Il nome Pievalta deriva dalla piccola pieve posta all’ingresso della proprietà. Silvano Brescianini, CEO di Barone Pizzini, capitò nella zona del Verdicchio di Jesi in cerca di vigneti da acquistare e accorgendosi dell’enorme potenzialità di questo territorio per la produzione di vino di ottima qualità, decise di dar vita al progetto marchigiano su idea franciacortina. La cura della vigna segue i principi della viticoltura biodinamica: utilizzo di sovesci di leguminose, rotazioni, corni, preparato 500 e 501, difesa fitosanitaria e utilizzo di sostanze solo naturali. Gli ettari di Pievalta, che poggiano sulle colline dei Castelli di Jesi, un tempo fondale del Mar Adriatico con più di 5 milioni di anni, si estendono su due opposti versanti della valle esina. Questi suoli e microclimi diversificati danno vita a vini dalle caratteristiche differenti. Per esempio, il colle che divide San Paolo di Jesi da Cupramontana è un po’ iperbolicamente chiamato “Monte” Follonica, per la sua cima sferica puntellata da querce e ginestre. Qui, sulla riva destra dell’Esino c’è la “Vigna San Paolo” posta ad un’altitudine più elevata rispetto alle altre zone e con forti pendenze da cui si vede il mare e sulla cui sommità si trova una torre di avvistamento longobarda che testimonia l’esistenza medievale del Castrum Follonice. Essendo posta ad un’altitudine più elevata rispetto alle altre zone, questa vigna è considerata un’area di elezione per il Verdicchio da cui viene prodotta la Riserva San Paolo, vincitrice del premio conferito dal Gambero Rosso come “miglior vino bianco d’Italia 2023“.